Il teatro futurista


Il Futurismo fu l'unico movimento d'avanguardia nato in Italia a ottenere diffusione internazionaleal Futurismo si collegano inoltre altre avanguardie artistiche, come il vorticismo inglese e i movimenti, sviluppatosi in Russia, del raggismo, del suprematismo, del costruttivismo.
Il Futurismo nacque nel 1909 con il Manifesto di Filippo Tommaso Marinetti (1876-1944) pubblicato sul quotidiano parigino Le Figaro; a quel primo manifesto fecero seguito molti altri manifesti, scritti per lo più da Marinetti anche se firmati da altri intellettuali, che coprirono il ventaglio di quasi tutte le arti. L’Europa è nel pieno di una trasformazione profonda, economica e sociale, culturale e politica. Con l’inizio del Ventesimo secolo le grandi potenze europee hanno ormai raggiunto su larga parte del mondo un dominio completo, che trova la sua conclusione nella definitiva e completa colonizzazione dell’Africa. Il clima generale è caratterizzato da una fiducia sconfinata nel progresso dovuta in gran parte a una crescita economica che non è mai stata così rapida, mentre la popolazione europea ha raggiunto i 390 milioni, un quarto della popolazione del pianeta. L’inizio dell’attività teatrale futurista si ha nel 1910, con la prima delle tumultuose “serate futuriste” che si svolge a Trieste il 2 gennaio. Si trattava di eventi spettacolari animati, oltre che dal suddetto, da esponenti delle arti figurative come Giacomo Balla e Fortunato Depero. Le serate si svolgevano in teatri o, per cerchie più ristrette di spettatori, in gallerie d’arte. Questi incontri consistevano in letture di poesie e di manifesti futuristi, ascolti musicali, presentazione di quadri futuristi. Lo spirito che le animava era volutamente provocatorio, nei confronti sia delle istituzioni culturali sia del pubblico, che veniva invitato alla partecipazione attiva dagli stessi artisti futuristi tramite provocazioni e che spesso degeneravano in scontri verbali, lanci di oggetti e risse. Così facendo, cercano di raggiungere una situazione nella quale regnino l’anarchia e il caos, e gli spettatori diventino attori. Lo scopo dichiarato è suscitare scandalo, in modo da attirare l’interesse dei media per far conoscere il movimento futurista. I luoghi di incontro, nel primo periodo, sono le piazze, ma poi le serate si spostano nei teatri.
"Balli Plastici" di F. Depero 1918
Con il "Manifesto del Teatro di Varietà", Marinetti individua la necessità di inventare nuovi elementi di stupore e di modernità. Il Varietà, avvalendosi di simultaneità, rapidità e destrezza, appare all’autore come una forma di spettacolo particolarmente adatta a rappresentare i princìpi del futurismo. Questo genere teatrale esibisce le virtù dello spettacolo retto dall’azione ritmica dei suoni, dei rumori e delle luci, e basato sulla vitalità scenica dell’imprevisto e dell’improvvisazione, del grottesco, della sorpresa e dell’assurdo. Il teatro di Varietà deve galvanizzare il pubblico, attivandolo con espedienti ludici come la colla sulle poltrone, la polvere che fa starnutire o l’assegnazione dello stesso posto a più spettatori, in modo da suscitare la bagarre.
Anche i temi trattati dai drammaturghi futuristi cambiano: «I leit-motivs dell’amore e del triangolo dell’adulterio essendo già stati troppo usati, devono essere assolutamente banditi dal teatro>>. Su questa strada, il Futurismo rifiutava sia le ricostruzioni storiche, che traevano interesse dalla figura di un eroe o di un’eroina illustri, con il loro corollario di costumi e scenari sontuosi, sia il teatro naturalista e psicologico («L’arte drammatica non deve fare della fotografia psicologica»). Sosteneva, viceversa, che il dramma futurista doveva riflettere la vita moderna, «esasperata dalle velocità terrestri, marine ed aeree, e dominata dal vapore e dall’elettricità», e tendere a una «sintesi della vita nelle sue linee più tipiche e significative». Questa tendenza alla cosiddetta  sintesi drammatica (attuata tramite la stesura di composizioni drammaturgiche brevissime in grado di "stringere a pochi minuti, in poche parole e in pochi gesti innumerevoli situazioni, sensibilità, idee, sensazioni, fatti e simboli") viene rafforzata dalla pubblicazione del Manifesto del teatro futurista sintetico nel 1915 in cui si pongono i fondamenti di un nuovo genere teatrale. Il repertorio delle sintesi teatrali porta alla produzione di circa cinquecento opere che non vengono però rappresentate dagli stessi futuristi ma da normali compagnie teatrali. Il significato di queste opere, quindi, rimane esclusivamente alla sua dimensione letteraria. Le «sintesi» non dovevano fotografare la realtà, ma combinare «a capriccio» elementi tratti dalla realtà. In Il teatrino dell’amore, per esempio, si assiste a un dialogo tra un buffet e una credenza. In Le basi, in scena appaiono solo i piedi degli interpreti. I dialoghi, d’altro canto, erano ridotti al minimo (dalle otto alle dieci battute), in molti casi il “discorso” era affidato piuttosto ai suoni, ai ritmi, alle luci, agli oggetti in scena.Questa proposta d’avanguardia teatrale,però, non si riesce a realizzare a causa dell’arretratezza delle strutture sceniche e della cultura teatrale Italiana; il manifesto rimane, dunque, alla dimensione utopica.Nel manifesto si annuncia anche la costruzione incombente di un “grande edificio metallico, animato da tutte le complicazioni elettromeccaniche, che solo potrà permetterci di attuare scenicamente le nostre più libere concezioni”. Le sintesi teatrali preparano il terreno per il lancio di altri manifesti che tentano di rinnovare il genere sotto altre forme, come il manifesto Il teatro della sorpresa (1921). 
"Balli Plastici" di F. Depero 1918
In questo testo i futuristi affermano l’enorme importanza della sorpresa in una rappresentazione teatrale, che deve suscitare nel pubblico un effetto imprevedibile. Con questi documenti, la scena futurista produce intuizioni teatrali notevolissime, quali il rovesciamento di ogni ordine gerarchico dei temi, l’abolizione della linearità e della causalità narrative, la ripetizione, l’inversione o l’accelerazione dell’atto teatrale, lo sdoppiamento del personaggio e la compenetrazione scenica che permette di costruire nuove unità di tempo e di spazio.Le messe in scena del teatro sintetico sono caratterizzate dall’uso del palcoscenico girevole, per attuare una successione rapidissima e continua delle sintesi. L’avvenimento spettacolare deve tendere verso l’espressione di un “tutto simultaneo”, raggiunto anche grazie all’uso di materiali disparati come le luci o l’effetto del taglio cinematografico. Uno dei temi principali che si contrappone alle intuizioni drammaturgiche delle sintesi è la tematica nazionalista virilista e guerrafondaia. Le rappresentazioni assumono talvolta una dimensione di propaganda politica.    Il secondo futurismo coincide con il periodo del ventennio fascista (1925–1945), e fu inaugurato a teatro da Marinetti con l’opera “Il tamburo di fuoco”, opera-cerniera nella quale l’autore mette fine all’utopia del futurismo rivoluzionario, tornando alo stesso tempo a un teatro allegorico e narrativo, al quale corrisponde una nuova poetica naturalista e “impressionista” della scena. La rinuncia all’attivismo politico (non perseguita da tutti i futuristi, che spesso si consideravano i rappresentanti della nuova civiltà fascista), porta all’atrofizzazione accademica del movimento marinettiano. Nella produzione teatrale,infatti, ogni ricerca formale appare associata ad un “vuoto” ideologico esibito attraverso il recupero della parola letteraria. Le teorie teatrali futuriste non si concretizzarono in opere importanti, ma diedero una spinta alla disgregazione delle strutture tradizionali, intervenendo nel rapporto tra realtà e finzione, tra pubblico e scena (con il tentativo di rompere la “quarta parete” che idealmente divide l’attore dagli spettatori). Inoltre, il teatro futurista lasciò in eredità due importanti innovazioni: da una parte una nuova attenzione alla scenografia, o meglio alla scenotecnica, con una serie di invenzioni e di effetti spettacolari determinati dalla luce; dall’altra una fruttuosa contaminazione tra il teatro di cultura e quello di varietà, da cui scaturì una nuova comicità.

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