Il Cenacolo di Villa Albani
La villa è situata sulla via Salaria e fu commissionata dal Cardinale Alessandro Albani (nipote di Clemente XI) all' architetto Carlo Marchionni per accogliervi le sue collezioni di antichità.
La struttura è la distribuzione delle stanze sono progettati in stretta adesione alla funzione espositiva. La sistemazione delle opere però non segue quel rigore che sarà proprio delle future sistemazioni museali. La ricchezza e varietà delle soluzioni (come ad esempio l'accostamento di una decorazione di gusto ancora barocco a frammenti dell'antico oppure, nel giardino, la suggestiva compenetrazione di pittoresche rovine, di antiche statue di elementi naturali) sanno di Villa Albani un edificio unico. Persino il Winckelmann fu così colpito dalla villa da scriverne in una lettera del 1758.
Villa Albani rimane lo sfondo ideale contro cui si stagliano alcuni dei protagonisti più importanti della scena Romana nel sesto e Settimo decennio del secolo: Winckelmann, Mengs ecc. Il pittore boemo Anton Raphael Mengs (1728-1779) avviato giovanissimo lo studio del disegno aveva completato la sua educazione durante diversi soggiorni a Roma. Una volta tornato in città nel 1752 Era considerato uno degli artisti più importanti del momento.
Mengs aveva un orientamento classicista sviluppato anche grazie all'incontro e al rapporto d'amicizia con Winckelmann. Il rapporto con Winckelmann fu fondamentale anche per l'elaborazione teorica di Mengs (contenuta in "Pensieri sulla Bellezza" pubblicati In forma anonima a Zurigo nel 1762).
L'artista, invece, guidò Winckelmann nella lettura delle opere, nella conoscenza delle tecniche e dei sistemi impiegati per realizzarle. Un omaggio ai precetti winckelmaniani è l'affresco raffigurante il Parnaso, dipinto nel 1760-61 sulla volta della galleria di Villa albani. Il pittore abbandona la prospettiva illusionistica barocca (tesa a realizzare uno sfondamento della volta) e torna al procedimento raffaellesco.
La composizione è pensata come un bassorilievo con la figura di Apollo al centro (forse allusione alle qualità di mecenate del committente) circondato la nove Muse. L'insieme esalta la purezza della linea che definisce le forme più che le potenzialità di seduzione del colore. La figura centrale richiama l'apollo del Belvedere, le muse (e in particolare le due figure danzanti) sì ispirano a prototipi ercolanensi idealizzati ma, il punto di importante, è il Parnaso di Raffaello (1511) nelle stanze vaticane.
La struttura è la distribuzione delle stanze sono progettati in stretta adesione alla funzione espositiva. La sistemazione delle opere però non segue quel rigore che sarà proprio delle future sistemazioni museali. La ricchezza e varietà delle soluzioni (come ad esempio l'accostamento di una decorazione di gusto ancora barocco a frammenti dell'antico oppure, nel giardino, la suggestiva compenetrazione di pittoresche rovine, di antiche statue di elementi naturali) sanno di Villa Albani un edificio unico. Persino il Winckelmann fu così colpito dalla villa da scriverne in una lettera del 1758.
Villa Albani rimane lo sfondo ideale contro cui si stagliano alcuni dei protagonisti più importanti della scena Romana nel sesto e Settimo decennio del secolo: Winckelmann, Mengs ecc. Il pittore boemo Anton Raphael Mengs (1728-1779) avviato giovanissimo lo studio del disegno aveva completato la sua educazione durante diversi soggiorni a Roma. Una volta tornato in città nel 1752 Era considerato uno degli artisti più importanti del momento.
Parnaso di Mengs |
L'artista, invece, guidò Winckelmann nella lettura delle opere, nella conoscenza delle tecniche e dei sistemi impiegati per realizzarle. Un omaggio ai precetti winckelmaniani è l'affresco raffigurante il Parnaso, dipinto nel 1760-61 sulla volta della galleria di Villa albani. Il pittore abbandona la prospettiva illusionistica barocca (tesa a realizzare uno sfondamento della volta) e torna al procedimento raffaellesco.
Parnaso di Raffaello |
La composizione è pensata come un bassorilievo con la figura di Apollo al centro (forse allusione alle qualità di mecenate del committente) circondato la nove Muse. L'insieme esalta la purezza della linea che definisce le forme più che le potenzialità di seduzione del colore. La figura centrale richiama l'apollo del Belvedere, le muse (e in particolare le due figure danzanti) sì ispirano a prototipi ercolanensi idealizzati ma, il punto di importante, è il Parnaso di Raffaello (1511) nelle stanze vaticane.
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