Van Gogh era daltonico?

L’olandese Vincent Van Gogh è, con molta probabilità, uno dei più famosi e geniali artisti di tutta la storia dell’arte; chi di noi non ha in mente uno dei suoi svariati autoritratti oppure la celebre serie dei “Girasoli” dipinta tra il 1888 e il 1889? Nonostante oggi Van Gogh sia in così alta considerazione e i suoi quadri abbiano raggiunto, nelle case d’aste, quotazioni esorbitanti (nel 2017 l’opera "Laboureur dans un champ" del 1889, è stato venduto per 81 milioni di dollari) in vita l’artista non ebbe fortuna, tanto da vendere, nell’arco della sua intera carriera, solamente una sola opera (su più di 800 realizzate).
Ma torniamo al tema di questo articolo: Van Gogh era daltonico o no?
Per chi non sapesse cosa fosse il daltonismo si tratta di una cecità ai colori, ovvero incapacità di distinguerne le tonalità e le sfumature che, a seconda della gravità, può arrivare fino a una totale cecità verso i colori. È una condizione principalmente ereditaria e, il suo situarsi sul cromosoma X (cromosoma che, insieme a quello Y determina il sesso), la rende molto più comune negli uomini. Uno dei metodi più semplici per diagnosticare il daltonismo sono le “Tavole di Ishihara” ossia cerchi composti da una serie di punti di dimensione variabile che contengono un numero o un simbolo quasi impossibile da indentificare per un daltonico.

Ma come mai negli ultimi anni, all’interno della cerchia degli storici dell’arte ha preso piede la bizzarra idea che Van Gogh fosse daltonico? Tutto nasce nel 2012 dalle ricerche dello scienziato e poeta (come gli piace definirsi) giapponese Kazunori Asada che, a seguito delle sue ricerche sulle combinazioni cromatiche poco ortodosse, ricche di colori acidi (Van Gogh è diventato infatti famoso proprio grazie al suo particolare uso della luce, ai suoi tocchi rapidi e spessi e all’uso principalmente di colori puri), dell’artista olandese, è arrivato a scrivere un saggio in cui afferma il suo probabile daltonismo. Per arrivare a questa conclusione si è servito della "Color Vision Experience Room" presso la Colour Universal Design Organization (una no profit che si è data l’obbiettivo di diffondere un modello di “visione libera da barriere” e quindi accessibile anche a chi ha difficoltà nel distinguere i colori) di Hokkaido, progettata appositamente per consentire alle persone con una normale visione dei colori, grazie a particolari condizioni di luce, di vedere nello stesso modo in cui vedono le persone daltoniche. “Sotto la luce filtrata” sostiene Asada nel suo saggio “ho scoperto che questi dipinti erano diversi dal Van Gogh che avevo sempre visto. […] Questo pittore ha un modo un po’strano di usare il colore. Sebbene l'uso del colore sia ricco, le linee di colori diversi vengono eseguite contemporaneamente o viene visualizzato improvvisamente un punto di colore diverso. [...] Tuttavia” prosegue “nelle opere di Van Gogh viste attraverso la "color vision experience room" […] l'incongruità del colore e la ruvidezza della linea erano scomparse silenziosamente. E ogni immagine era cambiata con maggiore luminosità con linee e sfumature molto delicate”. Ma Asada non si è limitato a questo ed è arrivato persino a stabilire (con un certo margine di errore che lui stesso riconosce) il tipo di daltonismo che affliggeva Van Gogh ossia la protanopia ossia l’insensibilità al rosso (gli individui affetti non percepiscono il rosso o, nei casi più lievi, ne hanno una percezione ridotta).
Bisogna però essere molto cauti e considerare quella del professor Asada al pari di una semplice supposizione, come ne sono state fatte innumerevoli, sia su Van Gogh che su quasi tutti gli altri grandi artisti. Prima infatti dell’ipotesi del daltonismo, un'altra teoria, riportata dal Daily Mail, sosterrebbe che l’artista olandese avrebbe sofferto di una forma di glaucoma (una malattia oculare correlata a una pressione eccessiva all'interno dell'occhio ed è una delle più frequenti cause di cecità nel mondo ndr). Questa teoria andrebbe a spiegare come mai, nei suoi dipinti, le fonti di luce (soprattutto nelle opere notturne) sono dipinte come circondate da un alone.

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