L'arte del paleolitico

                                           

Pur avendo una conoscenza solo parziale delle espressioni figurative del periodo che va dalla nascita delle prime comunità umane a quelle che definiamo società palaziali, possiamo dire con certezza che fin dalle origini l’uomo ha sempre avuto un forte senso estetico che lo ha portato a sviluppare la necessità di rappresentare di se stesso e ciò che lo circondava.

Il motivo della scarsità delle nostre conoscenze relative a questo periodo così lontano da noi è che, da un parte, noi possiamo conoscere solo ciò che l’archeologia porta alla luce (e molto è andato perso se non altro per l’uso di materiali facilmente deperibili come il legno) mentre, dall’altra, non avendo prove sicure sul contesto socio-culturale che fa da sfondo alle creazioni artistiche le nostre interpretazioni vertono sulle ipotesi fatte dall’antropologia culturale. A sostegno dell’ipotesi che l’uomo sia un essere estetico possiamo pensare, ad esempio, alle incisioni rupestri (di cui ci sono degli splendidi esempi in Val Camonica) in cui possiamo osservare scene rappresentanti uomini intenti alla cacciadi animali selvatici i quali, pur nell’estrema semplicità e stilizzazione con cui sono stati realizzati, sono ancora facilmente riconoscibili. Un’altra forma artistica molto importante sono le pitture parietali, delle quali abbiamo delle importantissime testimonianze ad Altamira (Spagna) e Lascaux (Francia). Nonostante la similitudine dei temi, a differenza delle incisioni le pitture, seppur realizzate spesso in grotte, dove la luminosità era scarsa e gli spazi non sempre ampi, e con strumenti e pigmenti (per lo più di origine minerale) molto grezzi, dimostrano un grado maggiore di attenzione al dettaglio e di naturalismo. Se osserviamo alcuni degli animali rappresentati nelle grotte di Altamira potremo notare come, oltre ad alcune figure a silhouette o realizzate col solo contorno nero, alcune delle bestie sono realizzate con un colore sfumato al fine di dare un qualche senso di profondità. Entrambi questi esempi sono accumunati non solo dalla volontà naturalistica di rappresentare se stessi (e le proprie attività) e ciò che li circonda ma anche la speranza che tali immagini potessero avere un valore propiziatorio portando quindi fortuna ai cacciatori (ricordiamo che, per le prime civiltà umane, la caccia e quindi portare a casa il cibo, era una priorità fondamentale). La volontà di una rappresentazione che andava oltre il semplice riproporre ciò che si vedeva con gli occhi la incontriamo quando osserviamo le cosiddette veneri paleolitiche ossia statuette di pietre morbide (come il calcare) rappresentanti figure femminili in cui determinate parti del corpo (seni, fianchi e cosce) erano esasperate nella volontà di trasformare queste figure in veri e propri totem alla fertilità e alla capacità di procreare. Prima di concludere questa breve (ma corposa) panoramica non possiamo esimerci dal trattare le costruzioni megalitiche (dal greco “grande pietra”) ossia quei monumenti composti da enormi blocchi di pietra conficcati nel terreno tipici dell’Europa atlantica del 3000 a.C. Queste grandi opere, sulla cui funzione non abbiamo un’interpretazione univoca ma si ipotizza che potessero costituire una sorta di segnacolo funebre, si suddividono in dolmen (letteralmente “tavole di pietra”) e menhir (ossia “pietra alta”). I dolmen, composti da due blocchi di pietra disposti verticalmente a sostegno di un terzo blocco posto orizzontalmente a copertura, rappresentano uno dei sistemi architettonici più semplici eppure più diffuso ossia il trilite. In alcuni casi abbiamo anche prove dell’esistenza di dolmen composti da un terzo blocco verticale che chiudeva, a ferro di cavallo, la struttura a sostegno dell’elemento orizzontale. Il menhir invece consisteva, più semplicemente, in una grande pietra di forma allungata impiantata nel terreno. Spesso e volentieri tali monumenti si ritrovavano disposti in lunghe file atti a delimitare particolari zone (spesso circolari ma non soli) la cui funzione ci è oggi largamente ignota anche se possiamo suppore che avesse un qualche valore sacrale e, probabilmente, un legame con l’osservazione della volta celeste. L’esempio più celebre di tali complessi è Stonehenge in Inghilterra anche se è bene tenere a mente che la disposizione attuale del complesso è frutto di un lavoro di rimessa in piedi della prima metà del novecento.



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